Le trasformazioni del paesaggio rurale, come le coltivazioni intensive, l’eliminazione delle siepi e dei bordi dei campi, la diminuzione dei prati e dei cereali autunno-vernini, nonché la progressiva scomparsa di spazi aperti quali prati e pascoli, hanno col tempo causato una drastica riduzione della fauna selvatica, specie di quella stanziale, la quale non riesce più a trovare siti ove nidificare, proteggersi e nutrirsi. Gli interventi di miglioramento ambientale per la fauna selvatica hanno come obiettivo proprio quello di ricreare, in modo diffuso, piccoli habitat in grado di soddisfare le esigenze della fauna stessa in termini di alimentazione, rifugio e riproduzione.
Si prova ad elencare gli interventi ritenuti più efficaci:
Coltivazioni a perdere per la selvaggina: esse garantiscono per l’avifauna una valida fonte alternativa di alimentazione, nonché, grazie anche alla vegetazione spontanea presente per il mancato diserbo, un ottimo riparo invernale e dai predatori. Le colture più idonee a questa pratica appaiono essere: il mais, il girasole, il sorgo, il frumento e l’orzo, con una raccolta che, almeno per quanto riguarda il mais e il sorgo, non dovrebbe avvenire prima del 15 marzo dell’anno successivo.
Prati a sfalcio tardivo: i prati costituiscono un habitat molto funzionale per la fauna selvatica, in quanto forniscono siti di riproduzione, alimentazione e rifugio, soprattutto per la fauna stanziale, quali lepri e fasianidi. Per tale motivo, soprattutto al fine di favorire il successo riproduttivo, sarebbe opportuno ridurre l’impatto negativo degli sfalci sulla fauna eseguendo massimo 2 tagli annui di cui il primo solo dopo il 15 luglio e il secondo non oltre il 15 settembre. Le consociazioni che garantiscono la realizzazione di un buon prato a sfalcio tardivo sono composte di loietto ed erba medica, nonché di graminacee e leguminose.
Bordure dei campi: riconosciuti come importanti siti per l’alimentazione, la riproduzione e il rifugio per la fauna selvatica, possono costituirsi in capezzagne, semplici confini tra campi o tra gli stessi e ostacoli naturali (siepi, corsi d’acqua…). I miscugli consigliati sono a prevalenza di graminacee e leguminose quali: Lolium perenne, Lolium multiflorum, Dactylis glomerata, Festuca spp., Trifolium repens, Trifolium pratense, Medicago sativa.
Sovescio invernale: il sovescio è una pratica che consiste nella semina di specie prative a fine estate lasciate in campo fino al 15 marzo dell’anno successivo. Le specie utilizzate nella semina sono essenzialmente graminacee resistenti al freddo quali loietto, loiessa, orzo e frumento. Il sovescio invernale fornisce una risorsa trofica durante l’inverno e se seminate nella prima metà di settembre, anche un efficace rifugio nella cattiva stagione. Tra l’altro si riconoscono anche elevati benefici agronomici per la coltura e il terreno stesso, come l’arricchimento di sostanze organiche, il miglioramento della composizione del suolo, l’aumento di azoto nel terreno e il contenimento dell’erosione idraulica ed eolica.
Siepe a prevalente interesse faunistico: centrali nel diminuire l’erosione dei suoli specie in presenza di pendenze anche minime, le siepi svolgono anche un’azione frangivento e di riparazione dall’insolazione. Altri aspetti produttivi delle siepi sono legati alla produzione di biomassa (legname), produzione di frutta (noci, castagne e nocciole), creazione di ambienti favorevoli agli insetti impollinatori, formazione di siepi mellifere (utilizzate dalle api). Possono essere lineari o trifilari. Sarebbe opportuno l’utilizzo di specie arboree a sviluppo libero (Sorbo domestico, Pero selvatico e Mirabolano alternati tra loro); specie arbustive a ceppaia: (Frassino ossifillo e Robinia alternati tra loro); specie arbustive a sviluppo libero: (Azzeruolo, Corniolo, Olivello spinoso e Mirabolano alternati).
Fascia boscata faunistica a valenza anche protettiva: a scopo faunistico si presta anche la tecnica del rimboschimento di aree marginali con una forte mescolanza di arbusti produttori di piccoli frutti, particolarmente apprezzati dalla fauna selvatica. Funge anche da rifugio e sito riproduttivo per la selvaggina stanziale (fagiano, starna, lepre, ecc.), grazie anche alla presenza di piccole aree aperte racchiuse tra gli arbusti laterali ed il filare centrale, comprendente le specie ad alto fusto. Si privilegiano alberi come la Farnia e il Frassino, come modulo di accompagnamento arbustivo; il Sambuco nero, come accompagnamento laterale.
Macchie boscate puntiformi a prevalente finalità faunistica: l’avifauna e la piccola selvaggina (lepre) prediligono ambienti diversificati dove zone aree aperte a prato sono alternate a zone boscate anche di limitata dimensione. Per questo si propongono prototipi di macchie boscate puntiformi con l’utilizzo di: specie arboree d’alto fusto quali Farnia, Bagolaro e Pioppo bianco; specie arbustiva alta come Sambuco nero; specie arbustive per l’accompagnamento laterale: Frangola e Spincervino; specie arbustive spinose quali Rosa canina e Prugnolo. |